Il percorso del Santo

Il percorso seguito da Francesco per giungere a Spezzano ha origine dall’eremo di Paterno Calabro. Le fonti non dicono nulla circa la strada che egli avrebbe seguito; tuttavia la tradizione indica in Pedace, Scalzati e Macchia le tre località dei Casali da cui sarebbe transitato.

Anche il percorso seguito dal Santo per spostarsi a Corigliano Calabro non è ben individuato. Secondo alcuni studiosi egli avrebbe seguito la Valle del Crati ma, secondo la tradizione orale, invece, avrebbe attraversato la Sila. A tal proposito ricordiamo che nel comune di Celico, sull’altipiano silano nei pressi del lago Cecita, in località Colamauci, si trova il centenario “Castagno di San Francesco”. Si tratta di un enorme borraccia scura, annerita, che si apre alla base e si gonfia fino agli otto/nove metri d’altezza. Un antro è scavato al piede della pianta poiché la carie si sta facendo strada nella materia legnosa. La causa è da ricercarsi in una combustione, probabilmente da fulmine, sia interna che esterna. Quattro resti di branche è ciò che va a creare una mancata chioma. Produce pochi frutti molto piccoli. La circonferenza misura circa dieci metri e mezzo partendo dalla direzione nord. La muschiatura è presente sulla parte della corteccia in direzione del lago.

Il sig. Francesco è colui che dal 1956 si prende cura dell’albero e custodisce tutte le storie che ad esso e alla semplicità genuina di un popolo devoto e contadino sono legate. «Prima stavo ad Acri, poi, nel 1956, mi sono trasferito qui, con la mia famiglia. Mio padre mi ha sempre raccontato la storia dell’albero che testimonia il passaggio di San Franciscu i Paula. La storia racconta che qui capitò un frate alto e fiero che stava andando da Spezzano a Corigliano, passando per questa via, che era quella della transumanza. Non si sa se portasse con sé un sacco di castagne raccolte chissà dove o se uno dei contadini con cui soleva fermarsi a fare due chiacchiere gliene avesse offerta qualcuna, fatto sta che lui disse ad uno di questi contadini: “Questa castagna non la mangio, la butto in terra. Ne nascerà un grande albero!”. “Frate Francè, ma la castagna non ci resta in terra. Sicuro passerà un qualche animale che la mangerà”, rispose il contadino. Eppure, il castagno nacque e oggi eccolo ancora qui!».

La risposta che Francesco diede a quel contadino chissà quale fu, forse una delle sue preferite: “A chi ama Dio tutto è possibile!”. Ma è solo leggenda? È questo quello che studiosi, storici, selvicoltori e semplici appassionati da diverso tempo stanno cercando di scoprire. Il passaggio di San Francesco da questo luogo è molto probabile. Egli, infatti, proprio nei tempi in cui si narra sia nata la storia dell’albero, costruiva il convento di Spezzano e nei medesimi anni viaggiava spesso tra questa località e Corigliano Calabro. Ma, al di là della ricostruzione storica intorno alla vita del Paolano e anche al di là della devozione popolare, l’albero di castagno rimane comunque degno oggetto di studio e di attenzione. Esso è molto antico, probabilmente di 500 anni, insolito per la flora locale, unico in tutta la Sila. Ma perché Francesco avrebbe scelto proprio un castagno? La risposta porta ancora una volta alla peculiarità del carisma dell’eremita: la carità penitenziale, attenta, reale. San Francesco compie miracoli che sanno dello straordinario per chi li riceve, pur sembrando banali, addirittura pochezze per gli altri. Per i contadini del tempo un albero di castagno era farina dalla quale ricavare pane, era sostentamento per la famiglia, era possedimento, addirittura dote per le figlie da maritare. Era un tesoro.

Per ricordare il passaggio dell’Eremita attraverso la Sila, dall’estate 2018, il Santuario di Spezzano organizza la “Marcia della Penitenza sulle orme di San Francesco di Paola”. Il percorso ha origine dal castagno di Colamauci il 31 luglio e, attraverso Moccone e Camigliatello Silano raggiunte il giorno successivo, termina nell’eremo di Spezzano nella serata del 2 agosto con la celebrazione dell’indulgenza della Porziuncola e della Santa Messa.