Il Santuario

L’eremo della Santissima Trinità di Spezzano, il terzo in ordine di tempo costruito da San Francesco di Paola, venne aperto intorno al 1474 subito dopo la costruzione di quello di Paterno Calabro, dedicato alla Santissima Annunziata, e prima di quello di Corigliano Calabro, dedicato anch’esso alla Santissima Trinità. A chiedere la presenza di Francesco ai piedi della Sila era stata la locale università (così veniva chiamato allora il comune) che, quale base d’appoggio, donò l’esistente oratorio dedicato a San Tommaso. Grazie al
sostegno economico della popolazione nonché di quello della nobiltà cittadina, la cappella fu ampliata e completata con la costruzione dell’attiguo convento.

Durante l’esecuzione dei lavori Francesco venne ospitato in una stanza di palazzo Giudicessa. Per tanto tempo la tradizione orale ha parlato di un luogo ideale per i suoi momenti di preghiera, ma non ha mai indicato con precisione la sua ubicazione. Appariva strano, perciò, che a Spezzano non vi fosse traccia di una qualche grotta usata dal Santo come invece troviamo a San Marco Argentano, a Paola, a Paterno, a Corigliano ed anche a Tours in Francia. Monsignor Giuseppe Fiorini Morosini afferma che «la riscoperta della “grotta”, come luogo di preghiera e di penitenza privilegiato da San Francesco fin dall’inizio della sua esperienza eremitica, è stato uno degli aspetti più importanti».

Questo luogo privilegiato dello spirito, che la voce del popolo ha sempre indicato esistente, nel caso di Spezzano non era esterno, in genere nell’orto dell’eremo, ma interno ad un palazzo.

IL CONVENTO DI SPEZZANO FINO AI NOSTRI GIORNI

Dopo aver resistito ai catastrofici eventi tellurici che periodicamente colpirono la nostra regione, il romitorio silano venne soppresso con le leggi eversive emanate da Gioacchino Murat il 7 agosto 1809. Il fabbricato, con decreto del 29 dicembre 1814, passò in concessione al Municipio che lo adibì a sede degli uffici della giustizia di pace, delle prigioni e degli stabilimenti comunali.

Dopo la prima guerra mondiale e fino al 1928, l’edificio venne adibito a filanda di lana.
Dopo il secondo conflitto mondiale, invece, alcuni locali ospitarono la Scuola Media che, all’epoca, era una sezione staccata di quella cosentina di Via Rivocati. Infine venne abitato rispettivamente dalle Suore Canossiane, dalle Suore del Verbo Incarnato e dalle Suore Passioniste.

Il rimanente patrimonio immobiliare, come avvenne per gli altri conventi e monasteri soppressi, fu posto all’asta e venne acquistato dai già ricchi borghesi. Nei primi mesi del 2016 il convento è stato oggetto di un restauro conservativo; diversi ambienti sono stati risanati e resi fruibili alla comunità civile e ai pellegrini che, numerosi, ogni anno affollano le celebrazioni in onore del Paolano. Il primo maggio 2018 mons. Francesco Nolè, Arcivescovo Metropolita di Cosenza – Bisignano, ha elevato la chiesa a Santuario Diocesano di San Francesco di Paola.