Parrocchia "San Pietro Apostolo"

CHIESA DI SAN PIETRO

La chiesa di San Pietro Apostolo è la più antica sede parrocchiale del paese, la prima citazione documentale è del 1425, mentre i registri parrocchiali più antichi risalgono al 1549.
La chiesa, sorge nell’omonimo quartiere, e presenta oggi solo parte dell’originario assetto architettonico, distrutto e in parte utilizzato per altre finalità.
La facciata dell’edificio con copertura a salienti, rimaneggiata nel corso del XIX secolo, è preceduta da un’ampia scalinata, e si caratterizza per la presenza di una coppia di possenti contrafforti in pietra e muratura, che contengono l’unico portale d’accesso, a sesto acuto evidenziato da una cornice ogivale e dalla presenza dello stemma petrino.
Il registro superiore è caratterizzato da una trifora, in pietra scolpita e muratura, e caratterizzata dalla presenza di una doppia coppia di lesene e da apparati decorativi floreali, e dal timpano con gheison semplice. L’interno a tre navate suddivise da pilastri quadrati in tufo, l’altare maggiore è contrassegnato dalla presenza di una imponente macchina lignea, databile al XVII secolo, opera di artigiani roglianesi, che si configura con una cornice tripartita da quattro colonne tortili, fasciate, con capitelli corinzi. sormontata da una cimasa riccamente intagliata, e decorata con insegne petrine.
La cornice contiene le sculture litiche raffiguranti i Santi Pietro e Paolo, statue a tutto tondo e tutta altezza, dipinte e dorate.
Al centro dell’altare è conservata la bella pala olio su tela, raffigurante l’Adorazone dei Magi, datata 1767 e attribuita al rendese Cristoforo Santanna. Degne di nota sono il pulpito ligneo e il tegurio del fonte battesimale.
La chiesa di San Pietro conserva un interessante patrimonio di suppellettile ecclesiastica, particolarmente vasi sacri in argento, databili tra il XVII e il XIX secolo. Vi è notizia che, nel corso del XIX secolo, alcuni ambienti adiacenti la chiesa, e che in passato avevano forse funzione di locali di servizio per il clero, furono concessi alla famiglia Monaco che li utilizzò come vani di rimessa e deposito.
Il campanile a base quadrata, è separato dall’edificio ecclesiastico, ed è tra le più antiche testimonianze dell’intero complesso architettonico, databile al XVI secolo, quale importante elemento di difesa con funzione di controllo di comunicazione con i paesi del circondari.
La struttura campanaria è caratterizzata da un alzato su tre livelli, modificati nel corso del XX secolo nei materiali e nelle forme.
Nel 2019 il campanile è stato interessato da un importante lavoro di restauro e consolidamento, che ha restituito alla struttura l’originario aspetto architettonico e la sua piena funzionalità. Sul fronte del campanile sono presenti due iscrizioni documentarie, in lettere semigotiche, databili tra il XV e XVI secolo, e che recitano: «MIQUALE BON/Qusentin/SOLA DEVO» «ANGELUSI
+DEVOTIONE»
La campana maggiore è stata rifusa nel 1927 ad opera del parroco don Tarquinio Arcuri, che si occupò anche di promuovere alcuni lavori di ristrutturazione sia del campanile che della chiesa.

CHIESA DI SAN BIAGIO

La chiesa parrocchiale di San Biagio, verosimilmente edificata nel XV secolo, appare oggi con impianto architettonico a tre navate divise da pilastri in tufo, su cui si impostano archi a tutto sesto, con abside di fondo coperto con volta a crociera e costoloni in tufo, con l’abside che mantiene le caratteristiche quattrocentesche originarie, riscontrabili nelle parti decorative di pietra a vista, sempre opera di artigiani del Savuto. L’edificio è stato, nei secoli, più volte rimaneggiato, fino ad un ultimo importante intervento di restauro eseguito nel 1973.
La navata centrale è coperta da una struttura voltata a sesto ribassato del XVIII secolo. Il Fonte battesimale, con imponente conca decagonale, databile al XV secolo, si caratterizza per il bellissimo basamento in pietra scolpita raffigurante un leone rannicchiato.
L’Altare Maggiore, ricostruito nel 1973, è abbellito con una pala lignea, datata intorno al XVIII secolo, raffigurante San Biagio e San Francesco di Paola che implorano la Trinità per ottenere la protezione su Spezzano, attribuita al pittore rendese Cristoforo Santanna.
La facciata, semplice, è caratterizzata da un impianto a capanna, decorata da lesene e da una piccola nicchia nel timpano che accoglie una statua in pietra del santo titolare. Il portale presenta un arco a tutto sesto e i due ingressi laterali presentano archi sormontati da due finestre rettangolare, opera di artisti roglianesi o comunque del Savuto.
La caratteristica di questa chiesa è principalmente quella di sorgere all’interno del centro abitato, quasi che sorge protetta dal nugolo di case che la circondano, probabilmente visto il rione in cui si trova è tra i primi edifici sacri sorti a Spezzano, forse già nel X–XI secolo come semplice luogo di preghiera.
Secondo una leggenda locale la dedicazione a San Biagio deriverebbe dal ritrovamento nei pressi di un’effige/simulacro raffigurante San Biagio.
All’interno della chiesa parrocchiale si conservano molte opere, tra cui si segnalano tugurio (cappello) in legno del fonte battesimale, oltre che un Crocifisso, sempre in legno, databile al XVI secolo scolpito da artisti calabresi o comunque meridionali, e infine la bella e imponente statua del titolare. Si tratta di una delle più antiche sculture di un santo titolare rimaste in Calabria, datata all’ultimo quarto del secolo XV, e attribuita ad uno scultore meridionale, forse campano.
Sulla scultura è presente un’iscrizione che ricorda probabilmente il primo restauro eseguito sulla statua nel 1680, in questa iscrizione è riportata la data del 1311 ma, stilisticamente, questa è una data troppo arretrata per la tipologia e il modello della scultura.
Si evidenzia in questa bellissima statua, che è dipinta e in parte argentata, una koinè culturale presente in altri esempi di statuaria devozionale simile, che si trovano in Basilicata, nelle Marche e soprattutto in Campania, quindi sostanzialmente nelle province del Regno di Napoli, nell’ambiente della scultura influenzato in qualche modo dal gusto aragonese e vicino al gusto degli Alamanno,
famiglia iberico-fiamminga di scultori artieri attivi a Napoli durante il regno aragonese.

Riferimenti bibliografici
FIORE DA CROPANI G., Della Calabria Illustrata, 1691-1743, ristampa a cura di Ulderico Nisticò, Rubbettino, 1999-2000, V. II, p. 404 
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BARILLARI E., Calabria. Guida artistica e archeologica, Cosenza, 1972, Pellegrini.
BASILE S., La Sila. Guida turistica, San Giovanni in Fiore, 1972, Calabria notizie. 
VALENTE G., Dizionario dei luoghi della Calabria, Chiaravalle Centrale, 1973, Frama Sud. 
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CAGLIOSTRO R.M., Calabria. Atlante del Barocco in Italia, diretta da M. Fagiolo, Roma, 2002, De Luca, pp. 658-659
LEONE DE CASTRIS P., Sculture in legno in Calabria. Dal Medioevo al Settecento, Catalogo della mostra, Altomonte 2009, Pozzuoli, Paparo, 2009.

CHIESA DI SANTA MARIA DELLE GRAZIE

La chiesa sussidiaria di Santa Maria delle Grazie a Spezzano della Sila sorge in località Conicelle, in una zona lontana rispetto al nucleo originario del centro abitato antico.
La struttura dell’edificio, le sue forme e la posizione su una via di comunicazione con gli alti centri vicini, fa supporre che si tratti di una cappella votiva, sviluppata intorno ad una immagine mariana detta Cona, da cui il toponimo Conicelle, e la cui fondazione può essere collocata agli inizi del XVII secolo.
La prima annotazione documentaria della chiesa si ha in un rogito notarile del 1712, nel documento, rogato dal notaio Giannotta della piazza di Spezzano Piccolo, si registra che in quella data i cittadini di Spezzano Grande, con voti solenni, si impegnano per quell’anno, e per gli anni a venire, a portare in processione, ogni prima domenica di agosto, la statua raffigurante San Pietro alla predetta chiesetta di Santa Maria posta nella “Cona delli Mangonesi”.
Nel tempo la struttura si è trasformata diventando una piccola chiesetta rurale, testimoniata da i resti del piccolo campanile a vela presente sul setto murario posteriore.
Nel 1813, nel Catasto Onciario, è indicata con il titolo di chiesa Parrocchiale di S. Maria della Grazie, e per tanto tassata con il suo terreno di rendita.
L’edificio si presenta a pianta ad unica campata, in facciata si caratterizza per la presenza di un portale in pietra di tufo, con arco a tutto sesto, decorato con una doppia ghiera decorata ad ovuli, sormontato da una finestrella quadrata delimitata da due parastine che terminano con la lesena che delimita la parte superiore della facciata
Sul portale laterale, su un concio tufaceo di struttura, è leggibile l’iscrizione: «iacobus Casole – restauravit-Anno1821», testimonianza di un intervento di restauro attuato già in epoca di restaurazione borbonica.
Sul soffitto della chiesa si conserva un dipinto, con sua cornice in legno intagliato e dipinto, di autore non identificato, raffigurante una Madonna con Bambino tra i Santi Francesco di Paola, Pietro e Biagio, coincidenti con i tre protettori di Spezzano della Sila, sul dipinto, in basso a destra, è leggibile l’iscrizione dedicatoria: «Raffaellus Gervasi/pingere fecit/sua devtione/ANNO D.1851».